Guida di San Salvatore

Introduzione

Su una lieve prominenza posta a sud – ovest rispetto al centro del paese di Montecchia di Crosara, sorge la frazione di Castello, dominata da un’antica chiesa con campanile romanico. Si tratta del primitivo insediamento del paese: luogo sicuro dalla furia e dalle alluvioni delle acque del torrente Alpone, che originariamente non era contenuto all’interno di argini robusti come oggi; facile da difendere dalle incursioni barbariche attraverso la costruzione di mura e torri. Nel nono- decimo secolo a.C. molte furono le città che acquisirono il diritto a fortificarsi a seguito di decreto imperiale. Sull’erezione di tale fortificazione non vi sono date certe, ma Vittorio Giuseppe Salvaro nel suo libro intitolato “ Montecchia di Crosara – memorie storice artistiche” del 1912, suppone che ciò sia avvenuto appunto nel nono- decimo secolo a.C. quando i vescovi vicentini dichiararono loro feudo il nucleo di abitazioni del Castello e i terreni circostanti, concedendoli poi alla famiglia dei Maltraversi, che dominarono a Montecchia. Sull’altura sorgeva il villaggio e il palazzo dove probabilmente risiedeva qualche membro della famiglia dei Maltraversi. L’abitato era protetto e difeso da una cinta muraria merlata, il tutto ricordava un castello e da ciò deriva il nome della frazione. Le opere di difesa furono distrutte nel tempo, probabilmente quando Montecchia passò dal dominio vicentino a quello veronese; la cosa certa è che vi fu un incendio di cui rimangono tutt’ora segni evidenti sulle muraglie esterne dell’abside della chiesa. Nel recinto del Castello sorgeva anche una chiesa, che è quella attuale intitolata a San Salvatore. Le chiese intitolate al santo sono fra le prime costruite in Italia.

L’edificio

E’ un edificio di puro stile romanico ad una unica navata con abside centrale e con struttura di copertura a capriate in legno. Due piccole absidi laterali incorniciano quella centrale. La chiesa di San Salvatore, nel corso dei secoli, ha subito delle modificazioni, dei rifacimenti che hanno alterato la costruzione.
La parte più antica è quella corrispondente alla cripta e, nel corpo superiore, alle tre absidi e al campanile. Il campanile è a pianta rettangolare e presenta delle caratteristiche forometrie. L’abside maggiormente ben conservata è quella collocata verso il cimitero: fu costruita con conci di pietra provenienti da cave circostanti. Tutta l’abside è formata da una lesena che divide due archi sopra dei quali vi è una cornice in pietra che rimanda a dei mattoni cavi. L’abside centrale e l’altra laterale sono inglobate all’interno di una costruzione con alla base un enorme barbacane. L’altare maggiore si trova nell’abside più grande, che non è posto in linea con la porta d’accesso, ma è scostato verso sinistra. Ciò fa pensare che originariamente la chiesa doveva essere più ampia, simmetrica rispetto alla porta principale.

IL PORTICO e la TETTOIA

La tettoia laterale e il portico adiacente la facciata risalgono al 1892, quando in paese fu costruita una nuova chiesa parrocchiale a seguito della demolizione di quella precedente. Ciò rese necessario l’utilizzo della chiesa di San Salvatore come chiesa parrocchiale, da qui la necessità di aggiungere i portici per aumentare la capienza dell’edificio.

la storia

SAN SALVATORE – sec. IX – X

La chiesa sorge sull’altura, sovrastante il centro abitato di Montecchia di Crosara. Si tratta di un edificio di stile romanico, risalente al periodo post carolingio, che ha subito modificazioni importanti e tali da alterarne , in parte, l’originaria armonia.

L’impianto è ad un’unica navata absidale con cripta. Lungo le pareti della navata sono stati costruiti due altari barocchi: quello di destra dedicato alla Madonna e quello di sinistra ai Santi Valentino, Apollonia, Agata e Bovo con la Madonna in gloria.

gli affreschi

gli affreschi di una delle cappelle laterali risultano molto interessanti e databili attorno al 1400. Nel pilastro tra l’altare maggiore e la piccola cappella laterale vi è un affresco rappresentante la cosidetta “Trinità occidentale” il Padre Eterno in età giovanile con le braccia aperte fra le quali è posizionato Gesù in croce. Il Padre Eterno ha degli occhi molto grandi ed aperti e una lieve traccia di barba che incornicia il mento. La figura di Gesù è ben disegnata: i lunghi capelli scendono sulle spalle, il volto è reclinato a sinistra, il torace è ben disegnato. Il ventre invece è rappresentato in modo artificioso, la pezza che avvolge la vita ha pieghe artificiose, i piedi sono posti uno sull’altro fissati con un unico chiodo. Tutto ciò ricorda le pitture di Giotto e dei suoi imitatori. Recenti studi li attribuiscono a Martino da Verona e Battista da Vicenza, entrambi allievi del Pisanello.
Sotto questo affresco vi sono due Santi posti ognuno in una edicoletta divisa da una colonna. Tale pittura era coperta da uno strato di calce. Tra i due Santi è rappresentato un devoto inginocchiato con le mani in atto di preghiera e rivolto verso l’altare maggiore. Questo devoto è sicuramente Traverso dei Maltraversi, al quale dobbiamo tali affreschi.
La cappella laterale presenta nel catino un affresco del Gesù benedicente, racchiuso in un ellisse o mandorla e circondato da quattro angeli con un libro in mano ( 4 evangelisti). Nella parte centrale della cappella si trova la Beata Vergine con il bambino Gesù poppante.

Ai lati i Santi Giacomo e Cristoforo con Gesù bambino sulle spalle. Sotto tale affresco è riportata una fascia che recita: FECIT MALTRAVERSO DE MALTRAVERSI DE MENSI JULII MCCCC. Nel terzo ripiano vi sono altri affreschi: una Madonna col Bambino con ricco panneggiamento e a destra San Giobbe, a sinistra San Abate.

la cripta

Lateralmente all’altare maggiore vi è una scala che porta alla cripta. La cripta è sorretta da quattro grosse e tozze colonne, tre delle quali in marmo finissimo e una di finitura più grezza e realizzata in pietra locale. Le due colonne poste in prossimità dell’altare hanno capitelli compositi molto ricchi, le altre due hanno capitelli ionici. Sono sicuramente colonne riportate da altri luoghi, probabilmente recuperate da qualche edificio romano. La cripta ha volte a vela depresse, poco evidenti, decorate a fasce ed elementi ornamentali.
E’ la parte più antica la piccola Cripta sottostante il corpo superiore alla quale si accede attraverso una scaletta di pietra. Un’altra scala scende dal piano della navata di sinistra. Il soffitto è sostenuto da quattro bassi e grossi fusti colonnari con capitelli romani di “riuso”: due di tardo stile corinzio e due di stile ionico. Molto interessante l’altare con trittico sistemato nell’absidiola di levante. (L’originale è conservato in parrocchia).
Sul muro vicino alla scaletta vi è un altro affresco della stessa epoca e mano di quelli realizzati sulla cappella laterale superiore. Qui è rappresentata la Madonna col bambino poppante sotto un padiglione azzurro. Ai piedi della Vergine a sinistra vi è un devoto, probabilmente è lo stesso Maltraversi. Interessante è il paesaggio rappresentato sullo sfondo : a semplici contorno, ma ancora ben conservato.

ALTARE : In corrsipondenza della cripta è posizionato un altare del XVIII secolo lavorato con ricchissimi marmi. Il paliotto è decorato artisticamente, nel centro vi è un bassorilievo in marmo di Carrara rappresentante S. Carlo tra due angeli in forma di cariatidi.

La parte superiore è costituita da un trittico in marmo con colonnette in broccatello. Nei vani del trittico vi sono tre pitture: in mezzo il Cristo in croce ed ai lati i Santi Sebastiano e Rocco. Questi piccoli dipinti appartengono sicuramente alla scuola Cignaroli. L’altare in marmo è opera dello scultore Giuseppe Schiavi, che lo realizzò nel 1749. Al lato sinistro vi era un altro affresco di Madonna (risalente al XVIII) attualmente non più visibile in quanto molto ammalorato.

TOMBA: Tra le quattro colonne che sorreggono la cripta è posta una tomba terragna in pietra su cui è riportata tale dicitura: “QUI GIACCIONO L’OSSA DI CECILIA BAGOLINA BRENZONA LA QUALE FU LA PRIMA CHE DEDICO’ AI SUOI POSTERI QUESTO SEPOLCRO L’ANNO DI NOSTRA SALUTE MDCXXVI.” Sotto vi è uno stemma diviso in due : a sinistra lo stemma dei Brenzoni, a destra quello dei Bagolini. Cecilia Bagolina era la figlia di Lodovico, sposò in prime nozze Nicolò Brenzoni.

altri elementi

LASTRA MARMOREA CON EPIGRAFE
Il monumento di S. Salvatore conserva murata nella parete settentrionale della chiesa una lastra marmorea con epigrafe, sotto molti aspetti rara e preziosa. Si tratta di una dettagliata descrizione di beni e di diritti che nel 1200 Uberto Maltraverso lascia a favore della chiesa stessa.
L’epigrafe risulta importante perché attesta nella pieve la presenza di più sacerdoti, di persone di servizio e, quindi, la vita comunitaria della pieve.

Ecco come oggi leggiamo il testo dell’epigrafe:
Anno MCC PDIV (fa)cio ego quondam de Ubertis comes omnibus cristifidelibus presentibus scilicet et futuris…e et remedium animae mee dimitto in h anc ecclesiam Domini Salvatoris (arbo)ribus fructiferis pratis Ca(m)pis aratoriis ut omnes presbiteri ibidem servi(entes) …Habere debeat et oleum ad illuminacione(m) ecclesiae idem in Odronia …Montegleda quantum de conquestum habeo et de ipso broilo …Fernit et duos dies de terra aratoria hoc est in Dodolicio

Nell’iscrizione vengono nominati i beni lasciati dal testatore a favore della chiesa di S. Salvatore. Si tratta di terreni che si trovano in Montegleda (Montecchia), in Odronia (Ilarione?), in Dodolicio, di un brolo con frutteto, di piante per la illuminazione della chiesa e di prati arativi, insomma un insieme di proprietà che vengono a costituire il beneficio della pieve.Rivolgiamo la nostra attenzione, oltre che al legato e alla sua valenza “giuridica”, al suo testatore, Uberto Maltraverso, che permette una interpretazione storica di grande valore. A questo proposito Aristide Dani (16) trova nella Biblioteca comunale di Verona, tra i manoscritti del Perini, un documento datato a Verona – 1076 – marzo 20 – incl. XV – nel quale si nomina Uguccione Conte del Comitato vicentino o figlio del fu Uberto, abitante a Montebello e vigente la legge longobarda, che riceve da Uberto chierico della chiesa vicentina, suo germano, pure abitante a Montebello, il prezzo di quanto possedeva; si nomina fra gli altri beni quelli posti in Montecchia.

PIETRA TOMBALE o LAPIDE BLASONATA: Davanti a questa piccola cappella affrescata è posta sul pavimento una pietra tombale e più a sinistra, vicino al muro un’altra recante lo stemma dei Maltraversi. Lo stemma scolpito sopra la tomba porta una semplice croce e rimanda allo stemma adottato da Maltraverso II, capo stipite dei rami di Vicenza e Padova.


DUE ALTARI: A metà della navata sono posti dua altari in stile barocco.
Su quello posto a destra è riposta una copia della statua lignea della Madonna della Neve, meta di pellegrinaggio e di devozione per la fine della pestilenza del 1855 a Montecchia.
Si narra infatti che la Madonna il 5 agosto fece miracolosamente nevicare ponendo fine alla tremenda pestilenza che assediava il paese.

PALA ALTARE SINISTRO: L’altare posto a sinistra presenta una pala sulla quale sono dipinti i Santi Valentino, Apollonia, Agata e Bovo con la Madonna in gloria. E’ un dipinto del 1616.

SOTTO IL PORTICO: Sotto il portico laterale della chiesa attualmente sono raccolte alcune memorie archeologiche ritrovare in paese: una lapide romana, alcuni rocchi di colonna di epoca romana.

l’indulgenza

Si tratta di un’indulgenza plenaria che può essere ottenuta in tutte le chiese parrocchiali e francescane e per concessione di papa Pio VIII anche a San Salvatore dalla sera del 1º agosto alla mezzanotte del 2 .

INDULGENZA: Dal Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 1478-9) «L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati.

Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità.

COME SI OTTIENE?
Ricevere l’assoluzione per i propri peccati nella Confessione sacramentale, celebrata nel periodo che include gli otto giorni precedenti e successivi alla visita della chiesa, per tornare in grazia di Dio; partecipare alla Messa e alla Comunione eucaristica nello stesso arco di tempo indicato per la Confessione; In Chiesa si deve rinnovare la professione di fede, mediante la recita del Credo, per riaffermare la propria identità cristiana, e recitare il Padre Nostro, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo; recitare una preghiera secondo le intenzioni del Papa, per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Papa. Normalmente si recita un Pater, un’Ave e un Gloria; è data tuttavia ai singoli fedeli la facoltà di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno verso il Papa.

i passaggi

Papa Pio VIII vista l’assenza di luoghi francescani nella vallata dove poter ricevere l’indulgenza decise per venire incontro alle necessità dei cristiani del luogo di poter acquistare le indulgenze, dette “della Porziuncola” seguendo le stesse indicazioni anche nella Chiesa di San Salvatore.

Il cristiano cammina “passa” per cambiare vita, morendo al peccato per risorgere con Cristo, scendendo nella cripta per poi tornare a vita, come Cristo è sceso nel sepolcro ed è poi risorto, passando dalla morte alla vita.

Nel primo altare di destra della Chiesetta vi è la statua in pietra della Pietà, che sostituisce la Pietà lignea del 1600, trafugata verso la fine degli anni ’70. Mette in evidenza nella sua incantevole icona tutta la fede e la devozione del nostro popolo verso la Madonna, la nostra dolcissima Madre che ci ha salvati dai malanni del passato e ancora ci protegge.

il voto

Il 5 agosto di ogni anno, subito dopo il Perdon d’Assisi, con una suggestiva e commovente cerimonia votiva, si ricorda il cessato pericolo del colera scoppiato nel 1855. L’epidemia iniziò il 4 luglio e terminò l’8 di agosto, colpendo complessivamente 184 persone e portandone 131 alla morte. L’ultimo a morire, secondo la tradizione, fu proprio il seppellitore comunale (il becchino). Viene chiamata impropriamente anche “Madonna della neve” quasi a ricordare in modo leggendario il prodigioso sogno di Papa Liberio, che nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 358 d.C. vide la Madonna e nell’insolita nevicata sull’Esquilino al mattino seguente trovò il suggerimento del luogo dove erigere la Basilica di Santa Maria Maggiore. La chiesetta del Castello diventa per tutti noi, oltre che un itinerario storico–culturale, anche motivo di pellegrinaggio penitenziale e devozionale verso Maria Santissima, riconosciuta nella sua divina maternità e anche Madre nostra.