Verso il giubileo 2025
PELLEGRINI DI SPERANZA
Accogliamo con profonda riconoscenza l’invito di Papa Francesco a vivere l’imminente Anno Giubilare 2025 come:
Pellegrini di speranza. Dopo il tempo della pandemia che ha raggiunto ogni parte del mondo costringendo a limitazioni di ogni sorta, «dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, – sottolinea il Papa – e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante.
Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza».
In preparazione all’anno giubilare, sempre il Papa, ci chiede di intensificare la preghiera. Così questo nuovo Anno liturgico sarà per noi come «una grande “sinfonia” di preghiera» rivivendo i misteri della vita di Cristo, accompagnati nelle domeniche soprattutto dal Vangelo di Marco chiamato anche Vangelo dei catecumeni.
Un anno dedicato alla preghiera innanzitutto «per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo». Sarebbe quanto mai opportuno promuovere tempi di adorazione eucaristica silenziosa nelle nostre comunità, quale prolungamento della celebrazione Eucaristica comunitaria, liberandoci da un senso di dispersione per ritrovare l’unità di noi stessi.
Preghiera che alimenta la comunione e fa crescere la comunità come “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32)
realizzando la promessa di Gesù: «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Preghiera che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane spezzato con chi ci è accanto e con coloro che sono privi del necessario vicini e lontani. Come ricorda l’apostolo, «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello».
Preghiera per ingraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia». La preghiera in famiglia e in comunità aiuta a ritrovare lo stupore per le meraviglie della creazione nella quale siamo immersi e di cui godiamo ogni giorno. Non dimentichiamo che il Signore ha scelto alcuni elementi naturali come l’acqua, il pane, il vino, l’olio… per comunicarci la sua grazia nei sacramenti.
«Preghiera che permette ad ogni uomo e donna di questo mondo di rivolgersi all’unico Dio, per esprimergli quanto è riposto nel segreto del cuore. Preghiera come via maestra verso la santità, che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione».
Una preghiera tanto necessaria anche al cammino sinodale che stiamo vivendo come Chiesa diocesana. Il racconto dei discepoli di Emmaus ci accompagna in quest’anno e ci fa sentire fin d’ora pellegrini, uomini e donne chiamati a conversare di tutto ciò che ci sta a cuore. Senza avere il timore di condividere le tristezze e le angosce che ci abitano.
C’è un conversare aperto alle sorprese dello Spirito Santo come quello dei due discepoli condotti a rileggere il proprio vissuto alla luce delle Sacre Scritture e così scorgere che non sono soli nel cammino. Al loro fianco camminava il Signore risorto.
Ed è così anche per noi, chiamati alla “conversione pastorale missionaria” sia personale sia delle nostre strutture ecclesiali. Se non saremo ottusi e ostinati nel “si è sempre fatto così”, con liturgie all’insegna unicamente della ripetitività, lo Spirito Santo soffierà per noi “cose nuove” e lo stesso Spirito da sedentari delusi ci trasformerà in pellegrini di speranza.